PARALLELISMO TRE

                            

 Il talento

Il talento è generalmente inteso come una predisposizione naturale o un'abilità speciale in un determinato ambito, che può essere coltivata e perfezionata con l'esperienza e l'impegno. Può manifestarsi in vari settori, come la musica, l'arte, lo sport, la scienza, la scrittura e molte altre aree della vita. Il talento non è solo una qualità innata, ma anche la capacità di lavorare duramente per affinare quella predisposizione, dando vita a un'abilità che emerge in modo straordinario.

Spesso, il talento è associato a persone che riescono a fare qualcosa con una facilità o una perfezione superiori alla media. Tuttavia, è importante ricordare che non tutti coloro che sono talentuosi raggiungono il riconoscimento pubblico. Alcuni vivono e operano lontano dai riflettori, pur continuando a esercitare il proprio talento in modi che possono essere altrettanto significativi, sebbene meno visibili.

La fama è un concetto diverso dal talento, anche se spesso viene erroneamente identificato come un indicatore del valore di una persona. La fama è il riconoscimento pubblico che una persona acquisisce attraverso la visibilità, di solito mediatica, che spesso arriva come conseguenza di una carriera eccezionale o di un'abilità fuori dal comune. Tuttavia, la fama non è una misura assoluta della grandezza di qualcuno.

Per esempio, il successo di una persona può dipendere da fattori esterni, come le opportunità che si presentano, la capacità di sfruttare le circostanze favorevoli o anche una strategia di marketing. Non tutti coloro che diventano famosi lo fanno per il loro talento genuino. Talvolta, la notorietà arriva a chi sa come posizionarsi nel panorama mediatico, mentre chi possiede un vero talento potrebbe restare sconosciuto o invisibile al grande pubblico.

La fama, quindi, può essere vista come un effetto collaterale del talento, ma non è mai una sua condizione necessaria. Un individuo può essere un grande artista, scienziato, sportivo o pensatore senza che il suo nome sia conosciuto in tutto il mondo. E, altrettanto, una persona famosa non è automaticamente un genio o un talento straordinario; può esserlo, ma la fama non lo garantisce.

Ci sono molti esempi di persone dotate di talento che non cercano la fama e che, pur senza diventare famose, continuano a contribuire al mondo in modo profondo e significativo. In ambiti professionali meno visibili, come la ricerca scientifica, l'insegnamento, l'artigianato o l'assistenza sociale, esistono molti talenti che lavorano instancabilmente, spesso dietro le quinte, senza la necessità di ottenere riconoscimenti pubblici.

Ad esempio, un insegnante che ispira i suoi studenti con passione e dedizione non cerca la fama, ma il suo talento ha un impatto duraturo sulla vita delle persone che formano. Lo stesso vale per i medici, gli psicologi, gli assistenti sociali o gli artigiani che esercitano la loro professione con eccellenza, ma senza l’aspirazione di diventare celebrità. Queste persone, pur non essendo conosciute dalla maggior parte del pubblico, sono portatrici di un talento che arricchisce le loro comunità e il mondo.

Anche gli artisti che lavorano per sé stessi, senza la preoccupazione di vendere le proprie opere o di ottenere il riconoscimento pubblico possono esprimere il loro talento in modo autentico e soddisfacente. Non tutte le opere d'arte di valore sono destinate a diventare celebri o ad essere apprezzate da una vasta platea. Tuttavia, ciò non ne sminuisce il valore; anzi, molte opere d'arte trovano una forma di bellezza e di significato che va al di là del mercato e delle logiche di notorietà.

La vera misura del talento non risiede nel numero di persone che lo riconoscono, ma nella sua qualità e nell’impatto che ha. Un musicista che suona per un piccolo pubblico o per se stesso può produrre musica che arricchisce la propria vita o quella di chi ha la fortuna di ascoltarla, senza mai diventare famoso. Allo stesso modo, uno scrittore che non pubblica mai un libro ma che scrive racconti che toccano il cuore di pochi lettori ha comunque un talento straordinario.

Il talento autentico è quello che persiste anche quando non è sotto i riflettori. È un dono che non ha bisogno della validazione del grande pubblico per essere riconosciuto come tale. È l’impegno continuo, la passione e la dedizione che costituiscono l'essenza del talento. In molti casi, il valore di un talento si misura nella sua capacità di resistere al tempo e di rimanere valido anche senza il sostegno di un'industria mediatica o di un pubblico vasto.

In conclusione, il talento è indubbiamente tale anche se non si diventa famosi. La fama può essere il risultato del talento, ma non è mai la sua condizione necessaria. Il talento è qualcosa che esiste in modo intrinseco in una persona, e la sua grandezza risiede nella qualità e nell’impatto che ha, indipendentemente dalla visibilità che ottiene. Molti talenti rimangono nascosti, ma ciò non li rende meno reali o validi. Il vero talento, in qualsiasi forma esso si manifesti, ha un valore che trascende la fama e il riconoscimento pubblico. Quindi sì, il talento è tale anche senza diventare famosi, perché il suo valore risiede nell’espressione genuina e nell’impatto che ha, piuttosto che nel clamore che lo accompagna.

 

Il rumore

“Se un grosso albero cadesse in un luogo isolato dove nessuno lo potrebbe sentire, produrrebbe rumore?”. Quando due corpi vengono a contatto in seguito ad un urto, la forza nello scontro viene trasformata in energia sotto varie forme, tra le quali, quella sonora. Ma cos’è il rumore? Il rumore non è altro che un suono, e si propaga sottoforma di vibrazioni, o oscillazioni, attraverso onde meccaniche. A seconda del tipo di mezzo, la velocità di propagazione cambia: nell’aria la velocità del suono è di 320 m/s; aumenta nei liquidi e ancor di più nei solidi. Nel vuoto è nulla, cioè il suono non si diffonde. Quello del suono è un moto periodico, ovvero, si ripete nel tempo ad intervalli regolari. Se prendiamo come esempio un suono puro, ideale, e lo rappresentiamo su un sistema cartesiano, il grafico che ne viene fuori è una sinusoide perfetta che si ripete ad ogni ciclo completo. Ma in natura il suono non può essere pulitissimo; così, osservandone la forma d’onda in uno spettroscopio, noteremo che la curva presenta varie increspature. Le grandezze che definisco il suono sono: la lunghezza d’onda (λ), che è la distanza tra due creste d’onda della sinusoide; la frequenza (ѵ), che misura il numero di cicli completi in un secondo o Hertz (Hz); e lampiezza o Intensità, cioè la distanza tra il picco più alto e quello più basso della sinusoide, che rappresenta il volume e si misura in Decibel (Db). La lunghezza d’onda e la frequenza sono inversamente proporzionali tra loro: al crescere dell’una, diminuisce l’altra (λ=1/ѵ). A suoni acuti corrispondono una frequenza alta e una piccola lunghezza donda; i suoni gravi, invece, hanno frequenza piccola e una grande lunghezza donda. Questo, a grandi linee, per ciò che riguarda il suono dal punto di vista fisico. Ma c’è un altro aspetto che dobbiamo considerare: la percezione sonora, ovvero il processo attuato dal nostro apparato fisiologico di cattura e conversione dei suoni da energia meccanica in impulsi elettrici per essere elaborati dal nostro cervello. L’organo destinato a questa funzione è l’orecchio che, attraverso tutta una serie di strutture cartilaginee e ossee, assolve a questo compito. La percezione sonora cambia non solo da specie a specie, ma anche da individuo a individuo, in virtù della struttura dell’apparato acustico; ma anche da altri elementi, quale, ad esempio, la distanza dalla sorgente sonora. La soglia di udibilità nell’uomo va da 20 Hz a 20.000 Hz; cioè, tutti i suoni con frequenza inferiore a 20 Hz e superiori a 20 Khz, non vengono percepiti dall’orecchio umano. Nei cani la soglia arriva fino a 40.000 Hz, nei pipistrelli, addirittura, a 120.000 Hz. Anche per la percezione sonora esistono delle unità di misura: il Son e il Phon. In particolare, il phon definisce il livello di pressione sonora che un suono puro di una determinata frequenza f, deve avere, al fine di provocare la medesima sensazione uditiva (in termini di intensità del livello acustico) del suono di riferimento alla frequenza di 1 kHz. Per esempio, il valore della pressione sonora corrispondente alla curva isofonica di 40 phon, per un suono puro con frequenza pari a 1.000 Hz, equivale a 40 dB. A questo punto possiamo rispondere al nostro quesito: “L’albero produrrà rumore, anche se nessuno lo sentirà”.

 

Rumore e Talento

Nell’infinita varietà di suoni che ci circondano, c’è un tipo di rumore che spesso sfugge all’attenzione: quello che nessuno sente, ma che in qualche modo è sempre presente. È il rumore dei sogni non realizzati, dei talenti inespresso, delle voci che non arrivano a farsi ascoltare. È il sottile bisbiglio delle possibilità non colte, che scivolano via, silenziose, nel grande frastuono della vita quotidiana.

Il talento, spesso, è qualcosa di intangibile. È come una melodia nascosta dietro il rumore bianco della routine e delle aspettative. Molti, pur possedendo doti straordinarie, non riescono mai a emergere, schiacciati dalla forza della mediocrità e dalla difficoltà di farsi notare in un mondo che premia la visibilità più della sostanza. Questo fenomeno, tuttavia, è talvolta ignorato, come un rumore che si disperde nell’aria senza lasciare traccia. Il talento che non raggiunge la fama è come un suono impercettibile, che non disturba l’equilibrio dell’ordinario, ma che esiste, comunque, nel suo spazio invisibile.

Il paragone tra il rumore silenzioso e il talento nascosto non è casuale. Spesso, le grandi capacità restano celate in ambienti che non offrono la possibilità di emergere. Le cause di questo anonimato sono molteplici: la mancanza di risorse, l’assenza di opportunità, o, più semplicemente, l’indifferenza delle circostanze. Come un rumore che non arriva alle orecchie di chi non sa ascoltarlo, così un talento non coltivato non avrà mai la possibilità di farsi notare. Non perché non esista, ma perché non ha lo spazio per manifestarsi.

Ci sono storie di artisti, scrittori, musicisti che per anni non hanno ricevuto il riconoscimento che meritavano. Molti di loro non erano mai riusciti a far sentire la loro voce nel clamore della fama. Le loro opere, magari geniali, sono rimaste inascoltate, sepolte sotto la polvere dell’oblio. Questi talenti sono il rumore che nessuno sente: sono quei frammenti di bellezza che non riescono a oltrepassare le barriere di un mondo che spesso ha bisogno di rumori più forti, più clamorosi per fermarsi ad ascoltare.

Tuttavia, sebbene non tutti possano raggiungere la fama o il successo, ciò non significa che il talento sia perduto o senza valore. Esistono infatti molte forme di riconoscimento che non dipendono dalle luci della ribalta, ma che si manifestano nelle piccole vittorie quotidiane, nell’apprezzamento di una cerchia ristretta o nel soddisfacimento personale derivante dal creare e dal dare. Il rumore silenzioso di un talento che non trova mai il suo palcoscenico può essere anche il suono di una vita vissuta in autentica passione e impegno. 

In definitiva, la relazione tra un rumore che nessuno sente e un talento che non raggiunge la fama è il riflesso di una realtà più complessa, dove l’attenzione alla superficie e al clamore spesso oscura la profondità e la vera essenza delle cose. Ma forse, proprio in quel silenzio, in quella mancanza di notorietà, risiede una forma di bellezza diversa, una bellezza che non ha bisogno di essere ascoltata per essere vera.

 

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