Questo blog nasce con l'intento di scrivere liberamente, senza limiti di argomenti e di tempo. Il titolo stesso spiega, appunto, che si tratta di pensieri e riflessioni personali fatti a voce alta, cioè, volutamente messi a disposizione di chi li leggerà, per scelta o per caso, anche senza condividerli. I miei sono discorsi strettamente soggettivi e non hanno la benché minima pretesa di proferire chissà quali verità o di parlare per conto di grandi masse; assolutamente no, io parlerò da un punto di vista strettamente personale e solo per mio conto...

mercoledì 24 febbraio 2010

Quando i muri dicono


Non so chi ha scritto questa frase, ma so quanto vale: TANTO! Appena l'ho scorta sul muro non ho potuto fare a meno di fotografarla per pubblicarla, perchè riesce a condensare, in 16 parole, il momento che stiamo attraversando, fatto di nichilismo, relativismo, laicità e, soprattutto, materialismo! Il dio denaro governa il mondo; non c'è niente che non si possa comprare, perchè, come dice il muro, al giorno d'oggi tutto e tutti hanno un prezzo. Complimenti amico o amica mia, chiunque tu sia!!!!

martedì 16 febbraio 2010

Rumore o non rumore, questo è il problema!

Tempo fa un mio amico mi ha sottoposto, sottoforma di indovinello, il seguente quesito: “Se un grosso albero cadesse in un luogo isolato dove nessuno lo potrebbe sentire, produrrebbe rumore?”. Bella domanda! Proverò a dare una risposta aiutandomi con le mie reminiscenze scolastiche di fisica, sperando di non dire qualche assurdità; nel qual caso correggetemi. Cominciamo! Quando due corpi vengono a contatto in seguito ad un urto, la forza nello scontro viene trasformata in energia sotto varie forme, tra le quali, quella sonora. Ma cos’è il rumore? Il rumore non è altro che un suono, e si propaga sottoforma di vibrazioni, o oscillazioni, attraverso onde meccaniche. A secondo del tipo di mezzo, la velocità di propagazione cambia: nell’aria la velocità del suono è di 320 m/s; aumenta nei liquidi e ancor di più nei solidi. Nel vuoto è nulla, cioè il suono non si diffonde. Quello del suono è un moto periodico, ovvero, si ripete nel tempo ad intervalli regolari. Se prendiamo come esempio un suono puro, ideale, e lo rappresentiamo su un sistema cartesiano, il grafico che ne viene fuori è una sinusoide perfetta che si ripete ad ogni ciclo completo. Ma in natura il suono non può essere pulitissimo; così, osservandone la forma d’onda in uno spettroscopio, noteremo che la curva presenta varie increspature. Le grandezze che definisco il suono sono: la lunghezza d’onda (λ), che è la distanza tra due creste d’onda della sinusoide; la frequenza (ѵ), che misura il numero di cicli completi in un secondo o Hertz (Hz); e l’ampiezza o Intensità, cioè la distanza tra il picco più alto e quello più basso della sinusoide, che rappresenta il volume e si misura in Decibel (Db). La lunghezza d’onda e la frequenza sono inversamente proporzionali tra loro: al crescere dell’una, diminuisce l’altra (λ=1/ѵ). A suoni acuti corrispondono una frequenza alta e una piccola lunghezza d’onda; i suoni gravi, invece, hanno frequenza piccola e una grande lunghezza d’onda. Questo, a grandi linee, per ciò che riguarda il suono dal punto di vista fisico. Ma c’è un altro aspetto che dobbiamo considerare: la percezione sonora, ovvero il processo attuato dal nostro apparato fisiologico di cattura e conversione dei suoni da energia meccanica in impulsi elettrici per essere elaborati dal nostro cervello. L’organo destinato a questa funzione è l’orecchio che, attraverso tutta una serie di strutture cartilaginee e ossee, assolve a questo compito. La percezione sonora cambia non solo da specie a specie, ma anche da individuo ad individuo, in virtù della struttura dell’apparato acustico; ma anche da altri elementi, quale, ad esempio, la distanza dalla sorgente sonora. La soglia di udibilità nell’uomo va da 20 Hz a 20.000 Hz; cioè tutti i suoni con frequenza inferiore a 20 Hz e superiori a 20 Khz, non vengono percepiti dall’orecchio umano. Nei cani la soglia arriva fino a 40.000 Hz, nei pipistrelli, addirittura, a 120.000 Hz. Anche per la percezione sonora esistono delle unità di misura: il Son e il Phon. In particolare il phon definisce il livello di pressione sonora che un suono puro di una determinata frequenza f, deve avere, al fine di provocare la medesima sensazione uditiva (in termini di intensità del livello acustico) del suono di riferimento alla frequenza di 1 kHz. Per esempio il valore della pressione sonora corrispondente alla curva isofonica di 40 phon, per un suono puro con frequenza pari a 1.000 Hz, equivale a 40 dB. A questo punto possiamo rispondere al nostro quesito: “L’albero produrrà rumore, anche se nessuno lo sentirà”.
Per concludere: se vi dovesse capitare di udire un suono purissimo, bellissimo, reale e non creato digitalmente, e allo spettroscopio la sua forma d’onda dovesse essere una sinusoide perfetta, senza increspature, allora statene certi, state ascoltando la voce di Dio!
Pace e bene a tutti!

domenica 31 gennaio 2010

Non è vero....e non ci credo

Premetto che questo mio scritto non è un trattato, né un articolo di ricerca, né una denuncia. Lo potremmo definire uno sfogo, un libero pensiero su una credenza che per me non solo non ha nessun fondamento, ma è altresì pericolosa quando prende pieghe accusatorie e vessatorie: la “Scaramanzia”.
Malocchio, fattura, amuleti, scongiuri, iettatori, ecc., fanno parte di un retaggio popolare che, ancora oggi, influenza la vita di tante persone che si ostinano ad attribuire ad essi poteri particolari in grado scatenare delle fantomatiche energie negative che sono la causa di tutti i mali. Esempio tipico è il gatto nero che attraversa la strada; è convinzione di tutti che porta male; cioè, solo per il fatto che abbiamo avuto la disgrazia di essere vittime di questo evento, ci succederanno delle cose brutte. Allora che si fa? Ci si ferma per evitare di superare la linea segnata dal percorso dell’animale in questione e si aspetta che qualcun altro lo attraversi prima di noi, così la sfortuna e le calamità ricadranno su quel povero mal capitato. E intanto abbiamo perso tempo e magari ci salta un appuntamento importante, o peggio, abbiamo provocato un grosso tamponamento a catena per la brusca frenata. E la colpa è del gatto nero!
Poi ci sono i numeri. Da sempre i numeri, in tutte le culture, anche le più antiche, hanno assunto una loro simbologia. La cabala ne è un caso tipico. Tanto per fare un esempio, ho sempre sentito dire che i numeri 13 e 17 portano male. Perché? Per quanto riguarda il numero 13, ho seguito tempo fa, in una trasmissione televisiva, un servizio che potrebbe rispondere a questa domanda. Questo numero è legato a un evento storico molto importante: lo sterminio dell’ordine dei Templari da parte del re di Francia, Filippo il bello, con la collaborazione del Papa Clemente V. Il 13 Ottobre 1307, tutti i cavalieri dell’ordine furono arrestati e condannati al rogo come eretici. Il vero motivo era che il re di Francia si voleva impossessare delle immense ricchezze che l’ordine aveva accumulato durante le Crociate in Terra Santa e i ritrovamenti che aveva fatto scavando sotto i resti del Tempio di Salomone. Si racconta che il gran maestro dell’ordine, prima di morire, lanciò un anatema di morte contro il re e il Papa, che puntualmente si verificò; infatti, il papa morì dopo appena 40 giorni dalla strage, il Re dopo un anno. Da allora il numero 13 porta con sé questa nomea di numero sfortunato. Poi arrivò il totocalcio, e tutti quelli che indovinarono la colonna vincente, centrando il “13”, magari stramilionario, cominciarono a nutrire seri dubbi sulla negatività di questo numero. Tengo a precisare che le date, i personaggi e i fatti storici citati prima, sono affidati al ricordo delle notizie apprese dalla trasmissione televisiva e a pagine dedicate che ho letto sull’argomento; non me ne vogliano gli storici se ho commesso qualche inesattezza, anzi sono disponibile a qualsiasi correzione. Per quanto riguarda il 17, sinceramente non so perché ha assunto questa fama; però, per capire quanto sia potente questa sua reputazione negativa, basti pensare che esistono Hotel, teatri e palazzi che non lo contemplano nella costruzione; gli hotel non hanno la camera 17, i teatri non hanno il palchetto 17, ma il 16 bis, e i palazzi saltano il piano 17. Poi però capita lo stesso che i palazzi crollino, che i teatri prendano fuoco e gli hotel falliscano, nonostante l’assenza del “17”. Come mai? Forse è colpa del 13, o di un gatto nero che si è trovato a passare da quelle parti!!! E che dire dei rituali! Uno degli ambienti più scaramantici che esistono è il mondo del calcio: ogni allenatore, calciatore, presidente e quant’altro, hanno i loro amuleti e i loro riti personali. Se prima di una partita un allenatore ha rilasciato un’intervista e il match si è risolto in una vittoria schiacciante sull’avversario, allora quell’allenatore, puntualmente, prima di ogni partita, rilascerà un’intervista con quell’emittente, con quel giornalista e rispondendo a quelle domande, perché porta bene. Se invece è stata una disfatta, non lo farà mai più!!! Ci sono invece allenatori che sulla panchina si portano i propri talismani personali e ogni volta che c’è una situazione di pericolo per la loro squadra, li toccano e il rischio scompare. Quindi, praticamente, stando a queste considerazioni, se ne deduce che per vincere nel calcio non serve avere una buona squadra, un buon allenatore, allenarsi duramente durante la settimana e studiare gli schemi più appropriati; la cosa fondamentale è l’amuleto contro la sfiga, il rituale che porta bene, ecc, ecc. Scusatemi, non riesco a trattenere una risata………!!!! Potrei citare tantissimi altri esempi come questi, ma penso che ho chiarito abbastanza esaustivamente il concetto. L’aspetto deprecabile della scaramanzia, nasce, secondo me, quando si creano situazioni di emarginazione e di sudditanze psicologiche nei confronti di persone, magari più deboli o che suscitano l’invidia e la gelosia di altri individui, col solo scopo di distruggerle o di sfruttarle. Anche in questo caso prenderò ad esempio solo due vicende, tra le centinaia di migliaia che sono accadute…. Qualche anno fa, grazie ad una nota trasmissione televisiva, è venuta alla luce una mega truffa perpetrata nei confronti di persone che vivevano situazioni difficili e dolorose, da parte di una nota venditrice televisiva e di sua figlia, insieme ad altri compari. Sicuramente avrete capito di chi si tratta. Le ciarlatane avevano trovato il modo di far soldi spacciando un individuo insignificante per un grande mago in grado di guarire con delle pietre speciali che lui stesso caricava positivamente con il suo flusso magico. Queste pietre della salvezza venivano proposte a delle persone che, affette da una grave malattia, per la quale le normali cure non avevano dato speranze di guarigione, contattavano telefonicamente le due imbroglione, attraverso un numero che compariva in sovrimpressione in un canale televisivo dedicato, e cedevano alle loro mistificazioni, in preda ad una precaria condizione psicologica dovuta al dramma che stavano vivendo. La truffa non consisteva semplicemente nel piazzare le pietre, raccolte lungo gli argini di un fiume, come confessò successivamente il sedicente santone, ma nel far sottoscrivere agli acquirenti contratti assurdi per i quali dovevano sborsare una vagonata di soldi, sia che guarissero o no. Sfruttamento e manipolazione!!! L’altra situazione riguarda una persona cara a molti, che ha subito una vera e propria azione persecutoria, dettata sicuramente da sentimenti di invidia e gelosia da parte di persone che non sopportavano la loro mediocrità che veniva evidenziata dal suo immenso talento, e alimentata da una forma di negatività che la stessa viveva in seguito a delle situazioni personali abbastanza dolorose. Sto parlando della grandissima e indimenticata “Mia Martini” al secolo Mimì Bertè. La più grande interprete, insieme a Mina e pochi altri, che la musica italiana abbia avuto negli anni che vanno dalla fine dei ’50 all’inizio dei ’90 del Novecento. Una voce calda, sicura, versatile, che molti dei più grandi autori di quel periodo hanno voluto come interprete delle loro canzoni; capace di far emergere i sentimenti più profondi con la sua sonorità che si adattava a qualsiasi pezzo, dal romantico, al pop, al rock, al jazz, e così via. Una figura grandissima e strarichiesta nel panorama musicale mondiale, fino a quando non fu tacciata di “Iettatura”, “uccello di malaugurio”, “fonte di guai” per chi la frequentava personalmente e professionalmente. Una calunnia che fece sprofondare Mimì in una depressione totale, relegandola in un limbo dal quale non riuscì a venirne fuori del tutto e che la portò alla morte. Sempre attraverso una trasmissione televisiva ho appreso che questa diceria è nata in seguito ad un incidente stradale che i componenti di una band che la accompagnava durante delle serate, ebbero dopo una di queste; non mi ricordo se qualcuno perse la vita in quell’incidente o se rimasero seriamente feriti, quel che è emerso da quel tragico evento, è che la causa andava addebitata all’influenza negativa profusa dalla cantante. Ridicolo, inaccettabile, crudele…. Se andiamo a fare una statistica delle cause di morte che avvengono ogni anno nel nostro paese, troveremo l’incidente stradale tra i primissimi posti; eppure qualcuno pensò bene di utilizzare quella tragedia per rovinare una persona, un’artista. Per capire quanto feroce e diffusa fosse la diceria, cito una testimonianza di un altro grande artista del panorama musicale italiano, nonché grande amico di Mimì, col quale mosse i primi passi nel mondo dello spettacolo: Renato Zero. Durante uno speciale dedicato a Mia Martini, andato in onda qualche anno fa su Rai Due, nel quale venivano intervistati lo stesso Renato e Loredana Bertè, sorella di Mimì, questi raccontò un episodio inedito che lo riguardò personalmente. Dopo un periodo di isolamento, Mia Martini decise di tornare sulle scene, ripartendo dal festival di Sanremo (non ricordo l’edizione). In quell’occasione l’allora organizzatore del festival, non voleva far partecipare Mia Martini perché temeva il ritiro, più volte minacciato, di altri partecipanti perché avevano paura che sarebbe crollato il teatro per la sua presenza. Così Renato Zero, per sfatare questo mito e permettere a Mia Martini di potersi esibire, promise all’impresario che avrebbe presenziato a tutte le serate a sue spese, comprandosi il biglietto in prima fila. E così fece. È inutile dire che il teatro non subì alcun crollo e che la gara canora si svolse senza alcun incidente. Questo racconto mi fa accapponare la pelle!!! Mi sa tanto di caccia alle streghe!!!!! Fin dove può arrivare la stupidità umana? E con quali dosi si mescola alla cattiveria? Questi sono gli aspetti che mi fanno più paura della superstizione quando colpiscono persone riducendole al silenzio senza che queste si possano difendere o discolpare.
Prima di concludere vorrei aprire una parentesi e rivolgermi a tutti i Cristiani Cattolici che come me credono fermamente nel Dio vivente, che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Coltivare e praticare queste superstizioni è blasfemia. Non si possono affidare alla scaramanzia, al malocchio e alle arti magiche la nostra vita e le nostre azioni; l’unico nostro riferimento è Lui, l’Altissimo, che ci guida e ci sostiene in tutti i momenti. Affidiamo a Lui le nostre tribolazioni, e anche le situazioni più difficili e pesanti, saranno meglio sopportate perché non le sosterremo da soli. Come recita il Salmo:“Anche se camminassi in una valle oscura non temerei alcun male perché Tu sei con me; Il Tuo bastone e il Tuo vincastro, sono essi la mia difesa.” Chiusa parentesi.
Ancora una postilla: il titolo di questo Post è ispirato al titolo di una famosa commedia del grande Peppino De Filippo “Non è vero, ma ci credo”, con la quale l'autore prende in giro la superstizione con la sua inimitabile vena comica.
Pace e bene a tutti!!!!

sabato 16 gennaio 2010

Estratto dalla "Divina Commedia, Inferno, Canto I"


"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta era marrita.
Ah quanto a dir qual era, è cosa dura,
questa selva selvaggia ed aspra e forte,
che nel pensier rinnova la paura!
ant'è amara che poco è più morte;
ma, per trattar del ben ch'io vi trovai,
dirò dell'altre cose ch'io v'ho scorte".

L'opera letteraria per me più bella, ineguagliata e ineguagliabile...